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Usa-2024, 5 marzo giorno del Super Tuesday

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874 delegati, ossia più di un terzo del totale del Partito Repubblicano sono in gioco nel Super Tuesday, in 16 stati e territori. E Donald Trump potrebbe avvicinarsi al numero magico dei delegati (1215 su 2429) che assicura la nomination

Oggi martedì 5 marzo è il Super Tuesday, il mega appuntamento delle primarie americane che rappresenta storicamente il punto di svolta della corsa per la nomination per la Casa Bianca. Sedici sono gli stati USA in cui i cittadini americani sono chiamati al voto: Alabama, Alaska (caucus presidenziali repubblicani), Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah (caucus presidenziali repubblicani), Vermont e Virginia.

In altre parole, la competizione repubblicana sarà in tutti questi 15 stati, mentre i democratici voteranno negli stessi stati tranne l’Alaska. Terranno caucus anche nelle Samoa Americane che rappresentano la 16esima tornata elettorale, quella repubblicana si svolgerà venerdì.

Oggi si conosceranno i risultati dei caucus democratici in Iowa, che sono in corso per posta da diverse settimane. Stato nel quale i repubblicani hanno già tenuto le loro Primarie a inizio gennaio, con la vittoria di Trump.

La situazione che si profila non crea particolare suspense dal momento che il presidente in carica Joe Biden corre da solo, mentre Donald Trump, dopo la sentenza votata all’unanimità dai nove giudici della Corte Suprema che lo rende eleggibile e boccia la sentenza del Colorado che escludeva il tycoon dalla scheda elettorale alle primarie nello stato per il suo ruolo nell’assalto al Congresso, ha in concreto un vantaggio notevole sull’unica e caparbia avversaria rimasta in corsa Nikki Haley.

L’ex governatrice della Caroline del Sud seppure abbia riportato la vittoria nelle primarie repubblicane a Washington, totalizza soli 43 delegati contro i 244 di Trump che si è imposto nei caucus in Iowa e Michigan e nelle primarie in Carolina del Sud. Mentre nel Nord Dakota, ai caucus, ha stravinto (secondo le proiezioni della CNN) ottenendo l’84,4% dei consensi contro il 14,1% dell’ex governatore della Carolina del Sud, Nikki Haley. In questo stato non è stata una novità dato che Trump ha incassato nel tempo, con quella del 2024, tre vittorie consecutive. È uno stato, quello del Dakota, che ha votato da quasi 60 anni sempre candidati repubblicani.

Con i delegati così conquistati, Trump ha ipotecato il successo alla convention di luglio a Milwaukee dove serviranno almeno 1215 delegati per vincere.

Il Super Tuesday è stato decisivo per Trump nel 2016 in cui vinse in 11 stati, pur se fu sconfitto in Texas che esprime il maggior numero di delegati; e per Biden, nel 2020 quando si aggiudico 10 stati su 14.

La questione che può emergere nella tornata odierna è per i repubblicani capire se Haley continuerà a stare in corsa nonostante il numero esiguo di delegati ottenuto.

Per i democratici l’attenzione è puntata sulla possibile replica di una protesta contro Joe Biden avvenuta, a sostegno di Gaza, in Michigan. Qui, nonostante il successo di voti ottenuti dal presidente in carica anche tra la comunità arabo americana, sono stati registrati, tra le schede scrutinate, oltre 100mila bianche, i cosiddetti voti “uncommitted”, il voto di protesta “non schierato”, per dire, a chiare lettere a Biden di cambiare rotta nel sostenere, nella sua politica estera, incondizionatamente Israele che, nella sua “rappresaglia” contro Hamas a Gaza, ha provocato già 30mila vittime tra cui molti bambini.

I delegati in palio

I funzionari di partito noti come delegati, sulla base del risultato di ogni concorso vengono assegnati ai migliori candidati. È necessario un certo numero di delegati per sostenere formalmente il candidato alla convention di ciascun partito quest’estate.

Oltre un terzo dei delegati totali – 874 repubblicani e almeno 1.420 democratici – sono in palio per il Super Tuesday.

Trump prevede di vincere almeno 773 delegati quel giorno e di conquistare la nomination più avanti nel mese di marzo. Attualmente ha circa 244 delegati, mentre la sua rivale repubblicana, Haley, ne ha 43.

Il numero magico di delegati per vincere la nomination è: 1215 su 2429 per i repubblicani, 1968 su 3934 per i democratici.

Il Super Tuesday, nonostante rappresenti il più grande bottino di qualsiasi singola data nel calendario delle primarie, visto che mette in palio 874 delegati, circa un terzo del totale, non assicurerà la nomination né a Trump, né a Biden.

Il presidente Usa in carica dovrebbe raggiungere la soglia già il 12 marzo in cui si voterà in Georgia, Hawaii (solo caucus repubblicani), Mississippi e stato di Washington.

Trump dovrebbe invece assicurarsi la nomination il 19 marzo prossimo quando si voterà in Arizona, Florida (solo per i repubblicani), Illinois, Kansas e Ohio.

Le primarie in ogni caso, anche di fronte al raggiungimento del numero magico, sia per Trump che per Biden, continueranno fino a giugno, per essere poi proiettate alle rispettive convention di luglio: la Convention Grand Old Party di luglio che si aprirà il 15 luglio a Milwaukee, e poi quella democratica il 19 agosto a Chicago.

Cenni storici del Super Tuesday

Il Super Tuesday è storicamente un appuntamento decisivo per scegliere il candidato dei due principali partiti, il democratico e il repubblicano, che a novembre affronterà la gara per la presidenza. Il martedì ha l’aggettivo “super” per indicare che si vota in 15 stati in contemporanea e si assegna il maggior numero di delegati per convalidare la scelta del candidato.  Infatti, dal 1988, i candidati di entrambi i partiti che hanno vinto nel maggior numero di Stati sono risultati i rappresentanti della propria formazione nella sfida alla presidenza.

Il Super Tuesday, nel corso delle diverse tornate elettorali, ha variato il numero degli Stati coinvolti, da un minimo di soli 5 stati nel 2004 in cui si ebbe un “Mini Tuesday” fino a un massimo di 23 stati andati al voto contemporaneamente nel 2008 in cui si sfidò Barack Obama e Hillary Clinton. Quest’anno sono, come detto, 15 Stati più il territorio delle Samoa.

Molti Stati in cui si vota oggi hanno il sistema ‘winner-take-all’, cioè chi vince prende tutti i delegati. La California, che quest’anno ha abbandonato il sistema proporzionale, assegnerà tutti i candidati, ben 169 su un totale di 874, al vincitore che supera il 50%. Tale sistema favorirà Trump, che intende chiudere al più presto la partita e dedicarsi al grande traguardo per novembre.

Gli occhi sono puntati in particolare sui grandi Stati – ossia California e Texas – dove l’ex presidente Trump prevede di fare il pieno di delegati.

Poiché il voto si svolge in sei fusi orari diversi, potrebbero essere necessarie ore e giorni per determinare i vincitori. E alcuni Stati potrebbero aver bisogno di ancora più tempo per contare le schede inviate per posta.

In California, per esempio, le schede devono essere spedite entro il 5 marzo e possono essere ricevute dagli uffici elettorali fino al 12 marzo.
In Virginia e nel Vermont si chiuderanno per primi i seggi alle 19 ora locale.

 

 

 

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