Trump stravince e, dopo il ritiro di Nikki Haley, resta, tra i repubblicani, il solo in corsa. Sarà lui a sfidare l’attuale presidente Joe Biden.
Il Super Tuesday elettorale degli Stati Uniti ha decretato l’ex presidente Donald Trump il candidato repubblicano alla Casa Bianca. Dunque a novembre dovrà sfidare di nuovo, come nel 2020, Joe Biden.
Veniamo ai risultati.
fonte: New York Times ›
Stato | Delegati | Margine riportato | Voti dentro | ||||||
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Alabama | 50 | Trump +70 | >95% | ||||||
Alaska | 29 | Trump +76 | >95% | ||||||
Minnesota | 39 | Trump +40 | >95% | ||||||
North Carolina | 74 | Trump +51 | >95% | ||||||
Oklahoma | 43 | Trump +66 | >95% | ||||||
Tennessee | 58 | Trump +58 | >95% | ||||||
Vermont | 17 | Haley +4 | >95% | ||||||
Virginia | 48 | Trump +28 | 95% | ||||||
Arkansas | 40 | Trump +58 | 94% | ||||||
Texas | 161 | Trump +60 | 93% | ||||||
Massachusetts | 40 | Trump +23 | 91% | ||||||
Maine | 20 | Trump +47 | 90% | ||||||
Colorado | 37 | Trump +30 | 82% | ||||||
Utah | 40 | Trump +18 | 65% | ||||||
California | 169 | Trump +61 | 49% | ||||||
Sul versante repubblicano, Trump ha vinto 14 competizioni repubblicane: Alabama, Alaska, Arkansas, California, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Texas, Utah e Virginia consolidando ulteriormente il suo forte vantaggio complessivo su Nikki Haley, che è emersa però vittoriosa e a sorpresa in Vermont. Fino a stamattina in tanti si chiedevano se questa vittoria fosse sufficiente per tenere ancora in corsa l’ex governatrice della Carolina del Sud fino alla Convention di luglio come portabandiera del dissenso per ostacolare Trump. Prima dell’apertura dei seggi Haley ha escluso di candidarsi come indipendente o No Labels, perché vuole restare una conservatrice repubblicana.
Nel tardo pomeriggio apprendiamo che Nikki Haley, preso atto che la base della destra americana ha deciso quasi unicamente di sostenere il tycoon (in 14 dei 15 Stati), annuncia di ritirarsi dalla corsa alla presidenza Usa, consegnando di fatto a Trump la nomination repubblicana.
Haley ha esortato Trump a tenere conto anche dei moderati dell’elettorato repubblicano e, se vuole il suo appoggio, di guadagnarselo, contrariamente a un primo momento in cui l’aveva negato. In effetti, la scelta degli elettori di Haley, di restare a casa il 5 novembre, o addirittura di votare Biden, potrebbe essere determinante per il prossimo inquilino della Casa Bianca.
Trump con la sua vittoria non ha ancora la certezza matematica della nomination. Gli sono stati assegnati, dalle vittorie del Super Tuesday, 722 delegati che sommati a quelli precedenti fanno in tutto 995, ancora al di sotto della soglia di 1215 delegati necessari a ricevere la nomination alla Convention. Ma arriverà entro fine marzo.
Sul versante democratico, l’attuale presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha vinto tutto: nei 14 stati – più l’Iowa, dove la gente ha votato per posta – tranne nel territorio delle Samoa americane per 11 voti. Vittoria andata all’uomo d’affari Jason Palmer unico candidato a fare campagna sull’isola. Anche se questo territorio non conta molto.
Resta su Biden l’incognita dell’età. E sfuma anche una possibile sostituzione del vecchio Joe con Michelle Obama come candidata alla Casa Bianca, che puntualmente in occasione delle presidenziali americane degli ultimi anni, viene tirata fuori dal cilindro. Ma la ex first lady ha ripetuto, come in passato, di non voler fare politica e quindi di non volersi candidare alla Casa Bianca nelle elezioni di novembre oscurando l’attuale presidente democratico, Joe Biden.
Inoltre Biden faticherebbe a ricostruire anche la coalizione del 2020 che lo aveva portato alla Casa Bianca. A conferma l’ulteriore voto degli elettori “uncommitted” (non impegnati) che protestano contro Biden per il sostegno incondizionato a Israele e di conseguenza la linea scelta a Gaza, voto che anche nel Super Tuesday si è ripresentato in Minnesota, in misura ancora maggiore che in Michigan.
I cavalli di battaglia di Trump
L’immigrazione e l’economia sono stati i temi chiave per gli elettori repubblicani interrogati negli exit poll della CBS in Virginia e North Carolina.
Su questi temi, Trump, che vincerebbe a mani basse se le elezioni presidenziali si tenessero oggi, appena dopo la chiusura dei seggi, durante un discorso, ha ribadito il pericolo in cui versano le città americane a causa della criminalità dei migranti. L’immigrazione, l’economia, insieme al fatto di aver evitato guerre, sono temi centrali su cui sta costruendo la sua campagna elettorale per la rivincita a novembre.
Joe Biden
Joe Biden, di fronte allo tsunami di Trump, e alla Magaizzazione del partito repubblicano, può rilanciare la sua campagna elettorale domani in occasione del discorso sullo stato dell’Unione. Un appuntamento decisivo in cui Biden dovrà innanzitutto difendere i propri risultati a partire dall’economia, presentare una visione per il futuro credibile sia in politica interna che quella estera, anche alla luce delle proteste sulla sua linea a Gaza, e soprattutto dovrà fugare, visti i suoi 82 anni, tutti i dubbi sulla capacità (fisica e mentale) di poter continuare a guidare la più grande potenza economica e militare del mondo.
Gli effetti delle elezioni americane
Ciò che succede in America riflette molto più di quanto si possa immaginare in Europa e nel resto del mondo. Basti pensare che gli USA sono attualmente coinvolti in due guerre calde, Ucraina e Gaza. Qui forniscono aiuti di ogni genere, dettano diktat a nazioni e organismi (spesso per i loro interessi), forniscono armi e decidono, con una grande sfera di influenza, come deve essere scritta la storia di questo o di quel popolo.
Nel frattempo, le relazioni tra Stati Uniti e Cina si sono deteriorate per via soprattutto della questione di Taiwan, e le tensioni nella regione Asia-Pacifico sono aumentate.
Gli Usa sono coinvolti a contrastare le scorribande nel Mar Rosso dei ribelli Houthi yemeniti e sono presenti in tantissime altre aree del mondo in cui affermano la loro leadership.
La vittoria di Trump o di Biden al prossimo 5 novembre potrebbe cambiare ad esempio lo scenario della Nato. Trump durante la campagna elettorale senza mezzi termini, rivolgendosi ai suoi alleati, ha detto: “Se la Nato non raggiungete il 2% del Pil per la difesa vedrete una massiccia ristrutturazione. Noi vogliamo un’alleanza: alleanza vuol dire che dovete fare la vostra parte. Le élite europee si abituino all’idea”.
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